P. Barcella: Venuti qui per cercare lavoro

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Titel
Venuti qui per cercare lavoro. Gli emigrati italiani nella Svizzera del secondo dopoguerra


Autor(en)
Barcella, Paolo
Erschienen
Bellinzona 2012: Fondazione Pellegrini Canevascini
Anzahl Seiten
344 S.
Preis
URL
Rezensiert für infoclio.ch und H-Soz-Kult von:
Sonia Castro

La storia dell’immigrazione italiana in Svizzera nel secondo dopoguerra, malgrado la rilevanza della tematica e la sua importanza crescente nelle riflessioni anche non propriamente scientifiche, rappresenta ancora oggi un capitolo da scrivere. Al momento attuale non esiste una monografia dedicata interamente all’argomento, che è stato per lo più affrontato nell’ambito di studi più vasti. Lo status della bibliografia riflette, infatti, i momenti cruciali della storia dei lavoratori italiani in Svizzera, quali furono ad esempio gli anni Settanta, quando apparvero alcune pubblicazioni in seguito al dibattito suscitato dall’iniziativa Schwarzenbach contro gli stranieri.

La storiografia italiana degli anni Sessanta é stata principalmente di stampo storico-politico, mentre quella del decennio successivo si é orientata prevalentemente verso gli studi di carattere socioeconomico, spesso incentrati sull’analisi statistica del fenomeno (si vedano i lavori di Alvo Fontani, Paolo Cinanni, Francesco Alberini e Guido Baglioni, Peter Kammer, Gianfausto Rosoli, Federico Romero). Negli anni Sessanta e Settanta le ricerche sull’emigrazione risentirono inoltre delle diverse culture storiografiche – cattolica, laico-liberale e marxista –, che avevano orientato la storiografia politica dall’Unità fino ai primi decenni del secondo dopoguerra. Gli studi degli anni Ottanta e Novanta sono stati poi influenzati dalle riflessioni e dalla periodizzazione proposte da Ercole Sori nella sua ricerca L’emigrazione italiana dall’Unità alla seconda guerra mondiale (Bologna 1987).

Successivamente, notevole impulso agli studi storici giunse dal volume di Emilio Franzina sull’emigrazione italiana transoceanica (La grande migrazione, Venezia 1976), che aprì nuove prospettive di indagine anche su scala regionale. Un’ulteriore messa a punto della questione e un’importante sintesi fu quella offerta dalla pubblicazione dei due volumi Storia dell’emigrazione italiana, a cura di Piero Bevilacqua, Andreina De Clementi, Emilio Franzina (Roma 2001-2002), che costituiscono il risultato del lavoro svolto dal comitato nazionale di celebrazione “Italia nel mondo”, istituito presso il Ministero per i Beni e le Attività culturali italiano. Nel complesso è possibile affermare che gli studi apparsi sinora in entrambi i paesi sono o dilatati sul lungo periodo, e quindi non focalizzati sul secondo dopoguerra, o incentrati su una visione d’insieme delle diverse nazionalità coinvolte nel fenomeno migratorio.

Altra caratteristica importante riguarda la tipologia delle fonti utilizzate: le ricerche sono condotte di volta in volta su un tipo di documento – statistico, diplomatico, legislativo o a stampa – proveniente da uno solo dei paesi implicati nel flusso migratorio. Per lo più assente è infatti l’analisi basata su una tipologia diversificata e sull’incrocio di fonti svizzere e italiane.

Il voume di Paolo Barcella si inserisce quindi in un filone di studi che proprio negli ultimi anni ha dato i risultati più originali e innovativi, da un lato spostando l’attenzione su un arco cronologico più recente, dall’altro avviando lo studio di fonti finora poco esaminate, come quelle orali e soprattutto le fonti di scrittura popolare. Più precisamente l’autore ha basato le sue ricerche su 102 interviste, effettuate tra il 2005 e il 2008, in parte registrate in funzione di una sua precedente ricerca sulle missioni cattoliche italiane in Svizzera, su 199 tra lettere e cartoline ricevute dagli immigrati italiani in Svizzera e messe a disposizione dagli intervistati, a cui si aggiunge altra documentazione epistolare proveniente dall’Archivio della Delegazione delle missioni cattoliche italiane di Zurigo, e materiale scolastico prodotto dagli immigrati italiani in Svizzera tra il 1973 e il 1978. Quest’ultimo fondo é depositato presso l’archivio della missione cattolica italiana di Winterthur e consiste per lo più in componimenti relativi a prove d’esame di lingua italiana svolti nell’ambito della scuola italiana istituita dalla sezione di Winterthur/Zurigo della società «Dante Alighieri».

L’aspetto più originale della ricerca consiste a mio avviso nella tipologia di fonti utilizzate, che l’autore analizza con rigore metodologico e buona conoscenza delle problematiche sottese alla natura delle testimonianze orali e della scrittura popolare. Sorge tuttavia un problema di rappresentatività: premesso di aver scelto il campione, di per sé esiguo rispetto all’entità del fenomeno indicato nell’ambizioso sottotitolo, tenendo conto delle caratteristiche dei flussi migratori in prospettiva diacronica, l’autore prende in esame soltanto gli immigrati definitivi, mentre sappiamo che il tasso di rotazione dell’immigrazione italiana in Svizzera rimase molto elevato sino agli anni Settanta, toccando percentuali dell’80%. Rimangono perciò esclusi dall’indagine coloro che dopo un soggiorno in Svizzera più o meno lungo, decisero di tornare in patria e vi si stabilirono definitivamente.

Il contenuto delle fonti è interessante e suscettibile di molteplici letture, anche se avrebbe giovato al testo ridurre le citazioni, che occupano mediamente e di volta in volta più di mezza pagina (ma anche due pagine o più) e frammentano continuamente la lettura. Il volume presenta inoltre un’appendice con una selezione di temi scolastici che valorizza a ragione tale genere di testimonainze e che quindi avrebbe giustificato un approccio maggiormente interpretativo e sintetico nel corpo del testo. D’altra parte, l’autore rinuncia a incrociare i documenti di natura soggettiva con altre tipologie di fonti già note, di diversa natura (ufficiale, statistica, a stampa) e di provenienza italiana. Da più parti si intravede proprio nell’incrocio di categorie diverse di fonti la possibilità di rinnovare l’approccio euristico alla storia delle migrazioni, secondo una metodologia definita nel recente dibattito storiografico come histoire croisée (si veda il saggio di Michel Werner e Bénédicte Zimmermann, Penser l’histoire croisée: entre empirie et réflexivité, «Annales. Histoire, Sciences Sociales», 158 (2003), 7-36).

Le tematiche affrontate nel volume riguardano i diversi aspetti del fenomeno migratorio e riflettono le caratteristiche delle interviste esaminate, come l’esodo e le motivazioni all’origine della scelta migratoria, le condizioni materiali degli immigrati – dal lavoro alle abitazioni alle relazioni –, la questione della memoria, dell’ideologia e dell’identità, indagata, quest’ultima, sulla base della rappresentazione che gli emigrati davano della Svizzera e di se stessi all’interno della Confederazione. È tuttavia assente o poco presente in questa riflessione il paragone e il confronto con l’autorappresentazione degli svizzeri e l’immagine della Svizzera, che finì talvolta per essere introiettata dagli stessi immigrati, con il risultato che questi ultimi allineavano la visione del paese con quella promossa dalle autorità politiche federali e cantonali, in un clima di costruzione dell’identità nazionale nel cono d’ombra della difesa spirituale del paese.

Zitierweise:
Sonia Castro: Recensione di: Paolo Barcella: Venuti qui per cercare lavoro. Gli emigrati italiani nella Svizzera del secondo dopoguerra, Bellinzona, Fondazione Pellegrini, Canevascini, 2012. Zuerst erschienen in: Archivio Storico Ticinese, Vol. 155, pagine 168-169.

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Zuerst veröffentlicht in

Archivio Storico Ticinese, Vol. 155, pagine 168-169.

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