R. Heckner: Giovanni Battista Pioda

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Titel
Giovanni Battista Pioda. consigliere federale (1857-1864) e diplomatico svizzero in Italia (1864-1882)


Autor(en)
Heckner, Ralf
Erschienen
Locarno 2011: Dadò
Anzahl Seiten
356 S.
Preis
URL
Rezensiert für infoclio.ch und H-Soz-Kult von:
Francesca Mariani Arcobello

Il volume di Ralf Heckner, uscito per i tipi di Armando Dadò, è la traduzione della monografia Der Schweizer Diplomat Giovanni Battista Pioda am italienischen Königshof (1864-1882): eine biographische Diplomatiegeschichte, pubblicata nel 2001 quale rielaborazione di una tesi di dottorato presentata lo stesso anno all’Università di Friburgo sotto la direzione del professor Urs Altermatt. Iniziamo col dire che il titolo, in particolare quello italiano, può risultare fuorviante. Chi, dopo aver scorto la copertina, si aspettasse di immergersi nella vita del Consigliere federale Giovanni Battista Pioda resterebbe, infatti, probabilmente, in ampia misura sorpreso. Di biografico, lo studio di Ralf Heckner ha in effetti poco, per lo meno nel modo tradizionale di intendere una biografia. O meglio: a differenza di quanto avviene generalmente in un testo classico di questo genere, in cui la presentazione e l’analisi della vita di un personaggio sono il fine principale dell’opera stessa, nel lavoro di Heckner la biografia si fa mezzo per giungere a un altro scopo. Come appare immediatamente evidente spingendosi appena oltre il titolo anche solo per scorrere l’indice del volume, tale scopo è l’analisi delle relazioni diplomatiche fra Svizzera e Italia durante quasi un ventennio nella seconda metà dell’Ottocento. A ciò si affianca l’esame più generale delle dinamiche e dei meccanismi che caratterizzarono la diplomazia svizzera di quel periodo. D’altra parte, per centrare questi ambiziosi obiettivi, la parte del percorso biografico di Giovanni Battista Pioda successiva a quella trascorsa ai vertici del giovane Stato federale offre un canale privilegiato, e anzi imprescindibile.

Tra il 1864, anno della sua nomina alla carica di «delegato speciale e ministro plenipotenziario della Confederazione svizzera presso il re d’Italia» e il 1882, anno della sua morte, Giovanni Battista Pioda fu in effetti il principale e quasi solo rappresentante della Svizzera nella Penisola italiana. Difficile quindi eludere la sua personalità e le carte che ha tramandato per ricostruire, dal punto di vista elvetico, i rapporti diplomatici fra i due Paesi in questo periodo. Il 1864 e il 1882 costituiscono così gli estremi cronologici del lavoro di Heckner, che si concede solo un rapido affondo nel periodo precedente per tratteggiare il contesto familiare da cui Pioda proveniva e accennare al percorso politico che lo aveva condotto sin lì, e in particolare al suo ruolo di Consigliere federale, carica che fu determinante – come illustra compiutamente l’autore – per la sua designazione a ministro di Svizzera nella Penisola. Questa prima fase delle relazioni fra la Confederazione svizzera e il neocostituito Regno d’Italia si presenta peraltro di particolare interesse. In questi anni l’Italia attraversò un intenso periodo di costruzione statuale, territoriale e istituzionale, durante il quale visse due guerre, che portarono al completamento dell’unificazione nazionale, e trasferì due volte la propria capitale (da Torino a Firenze e infine a Roma). In questo arco cronologico lo Stato italiano cercò sia di definire la propria posizione nel concerto delle potenze europee, sia di inserirsi nell’economia e nella rete viaria continentale. Come sottolinea bene l’autore, da questo punto di vista la Svizzera – Paese fra i più industrializzati d’Europa, in una posizione geografica centrale nella rete di assi di transito – si presentava come un partner importante per l’Italia. Lo studio di Heckner offre quindi in primo luogo una puntuale e dettagliata ricostruzione delle negoziazioni (e di alcuni dei loro retroscena) che precedettero la firma dei trattati conclusi in questo periodo fra Svizzera e Italia. Fra questi occupò un posto di particolare rilievo il trattato di commercio del 22 luglio 1868, siglato al termine di lunghe ed estenuanti trattative. Il tema che appassionò maggiormente il ministro di Svizzera in Italia fu però certamente la realizzazione della ferrovia del San Gottardo, di fatto il principale successo diplomatico di Pioda, particolarmente sensibile all’argomento in ragione innanzitutto del suo cantone di origine.

Seguendo un’esposizione essenzialmente cronologica, Heckner offre pure una puntuale analisi dei meccanismi di selezione del personale diplomatico svizzero di quel tempo e dei funzionamenti interni alla rappresentanza svizzera in Italia. Adeguato spazio trovano pure l’esposizione e l’esame del personale approccio di Pioda all’incarico diplomatico affidatogli e della rete di relazioni coltivate e attivate di volta in volta. Vengono inoltre studiati i suoi rapporti con le autorità a Berna, senza dimenticare l’intersecarsi di tali relazioni con quelle fra Berna e il suo rappresentante diplomatico a Berlino, in particolare per la realizzazione della ferrovia del San Gottardo.

Le caratteristiche della diplomazia svizzera di quel periodo che attirano maggiormente l’attenzione nell’analisi di Heckner sono probabilmente la precarietà e la professionalizzazione solo parziale dell’apparato diplomatico. Quest’ultimo si sviluppò piuttosto lentamente e tardivamente, rispetto a quello di altri Stati. Ciò fu in primo luogo una conseguenza del fatto che la sua importanza e la sua legittimità furono a lungo messe in discussione da una classe politica profondamente legata ai valori di morigeratezza e dedizione a titolo volontario al bene del Paese, che idealmente ispiravano le sue istituzioni repubblicane di milizia. Questi aspetti risultano particolarmente evidenti, fra gli altri, nei passaggi del lavoro di Heckner consacrati al sistema di reclutamento dei diplomatici (posti spesso considerati come una «forma di pensionamento per uomini di Stato meritevoli»), alla loro retribuzione o al rimborso delle spese, che in alcuni casi sfiorarono la grettezza e che ad ogni modo dimostrano quanto per lungo tempo l’attaccamento ai valori ideali cui si è accennato abbia prevalso su considerazioni legate alla difesa degli interessi svizzeri all’estero.

Se l’apparato documentario su cui si basa l’analisi di Heckner comprende un ventaglio di fonti primarie ricco e completo rispetto agli scopi che si pone, la letteratura secondaria presa in considerazione, pur nella sua abbondanza, risente nell’edizione italiana di un mancato aggiornamento. Anche dal profilo linguistico la traduzione presenta alcune debolezze, che tuttavia non ne compromettono il valore complessivo. Con la sua stimolante indagine delle relazioni fra Svizzera e Italia compiuta attraverso la ricostruzione dettagliata e puntuale di un periodo della vita di Giovanni Battista Pioda, ministro di Svizzera nella Penisola, il volume aggiunge così un interessante tassello al mosaico di pubblicazioni ed eventi che hanno accompagnato i 150 anni dell’unità d’Italia.

Zitierweise:
Francesca Mariani Arcobello: Recensione di: Ralf Heckner: Giovanni Battista Pioda: Consigliere federale e diplomatico svizzero in Italia a cura di Rodolfo Huber, Locarno, Dadò, 2011. Zuerst erschienen in: Archivio Storico Ticinese, Vol. 155, pagine 170-172.

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Zuerst veröffentlicht in

Archivio Storico Ticinese, Vol. 155, pagine 170-172.

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