A. Martinoli: Albert Anker in Ticino

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Titel
Albert Anker in Ticino. Il taccuino di viaggio del 1883


Autor(en)
Martinoli, Simona
Erschienen
Locarno 2012: Armando Dadò Editore
Anzahl Seiten
122 S.
Preis
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Rezensiert für infoclio.ch und H-Soz-Kult von:
Lucia Pedrini-Stanga

Albert Anker (1831-1910) è una vera e propria icona della pittura svizzera ottocentesca, che ha riscosso – privilegio raro per artisti di ogni tempo – ampio successo di critica e di pubblico sia da vivo che da morto. La sua biografia e la sua opera sono state ampiamente indagate; la casa natale di Ins, nel Canton Berna, conserva intatto il suo atelier e il suo archivio. Eppure, il percorso biografico e artistico di questo pittore può ancora riservare qualche sorpresa, come questo inedito taccuino risalente al primo viaggio effettuato da Anker in Ticino tra la fine di luglio e l’inizio di agosto del 1883, all’indomani dell’apertura della ferrovia del Gottardo, inaugurata il 23 maggio 1882. La breve «fuga» oltre Gottardo è effettuata su una sbuffante e allora avanguardistica locomotiva, che lo porta dapprima a Giornico, poi a Lugano e a Biasca. Da qui sale a Olivone per poi raggiungere in diligenza il Lucomagno, ultima tappa del suo viaggio a meridione delle Alpi, prima del rientro a casa, il 6 agosto.

La ricostruzione dell’itinerario non è stata di certo agevole poiché, come conviene ad un diario di tal genere, appunti e schizzi sono stati raccolti in ordine sparso, senza una precisa sequenza, tracciati al volo sulle pagine rimaste disponibili e a volte utilizzate nei due sensi. Ne consegue che spesso le annotazioni non hanno un rapporto diretto con i disegni. Il paziente lavoro di identificazione dei disegni e di interpretazione degli scritti è frutto di ricognizioni in loco e di attente indagini archivistiche e bibliografiche, che hanno tra l’altro condotto al reperimento di quattro lettere inedite, inviate da Anker alla moglie Anna durante il suo soggiorno in Ticino, qui trascritte negli apparati. L’autrice è così riuscita a ricomporre tutte (o quasi) le tessere del mosaico. Un mosaico che ci restituisce un’immagine inconsueta del pittore, diversa da quella ufficiale consegnata dalla critica e dalla storiografia.

La pubblicazione di questo calepino si rivela dunque interessante da più punti di vista. Innanzitutto, perché ci consente di sfogliare, grazie alla riproduzione in facsimile delle sue 96 pagine, un taccuino che, dopo essere transitato sul mercato antiquario, è ora confluito in un’ignota collezione privata. In secondo luogo, perché costituisce uno die rarissimi studi su Anker apparsi in lingua italiana. In terzo luogo, perché aggiunge un tassello al suo percorso biografico, rivelando un episodio finora sconosciuto, dal quale emerge una nuova immagine non solo del ritrattista, ma anche del soggetto ritrattato. Il viaggio di Anker si inserisce infatti in quel vasto fenomeno del nuovo turismo ferroviario nato con l’apertura del traforo del Gottardo, che spalancò le porte del Ticino ai turisti e alla modernità. Anker, tuttavia, si distingue dalla massa die viaggiatori attratti dal progresso e dalle trasformazioni indotte dalla ferrovia. Nel suo quadernetto nota, non senza una punta di sarcasmo, l’esaltazione quasi puerile dei suoi compagni di viaggio, che guardano estasiati dal finestrino lo spettacolo delle gallerie elicoidali nelle gole della Leventina, fino a procurarsi il torcicollo. Il suo accuino non compendia queste meraviglie della tecnica, largamente propagandate nelle guide turistiche messe in circolazione dalla Compagnia del Gottardo. La modernità non sembra insomma solleticare l’attenzione dell’artista, che guarda invece con occhio da etnografo il mondo rurale che stava declinando. In tempi di rapidi mutamenti come quelli vissuti dal pittore di Ins, la rivalutazione di una civiltà arcaica si carica di significati simbolici e ideologici, intesi a rafforzare il sentimento identitario di un popolo che riconosceva le proprie radici nel mondo alpestre e nel lavoro della terra. Non a caso, nel suo viaggio Anker non fa tappa a Bellinzona – città ferroviaria per eccellenza –, ma neppure a Locarno, mentre a Lugano trascorre solo poche ore. Alla canonica veduta delle cittadine lacuali preferisce quella di un piccolo villaggio di pescatori come Gandria e di alcuni nuclei delle vallate settentrionali del Ticino. La realtà rappresentata nei suoi disegni non è oggettiva: Anker isola, taglia, seleziona quegli scampoli di Ticino a suo avviso più autentico, quello che conserva ancora le tracce di una «civiltà rusticana» ormai al tramonto.

Paradossalmente dietro alla fedele riproduzione di paesaggi e di monumenti, oggi ancora ben riconoscibili a oltre un secolo di distanza, sta una percezione per nulla obiettiva della realtà. Le pagine del taccuino non ci restituiscono sempre ciò che lui vede, bensì ciò che lui vuole vedere di questo scenario subalpino: vale a dire un paesaggio non ancora toccato e trasformato dall’industrializzazione, arcaico, «selvaggio», genuino. Nel suo quaderno sfilano dunque cappelle e chiese medievali, soprattutto romaniche come quella di San Nicolao di Giornico, o il campanile di San Martino di Biasca, ma anche dettagli di arte “minore”, come ringhiere e serrature in ferro battuto, o ancora scene di genere, con donne cariche di fieno come bestie da soma.

Il viaggio – come ebbe modo di precisare in una lettera inviata alla moglie – non fornì molti stimoli alla sua pittura, ma sicuramente saziò il suo desiderio di conoscenza e la sua curiosità di uomo di cultura. Ma la sua è una visione ideale, mai idealizzante, del Ticino. Gli scorci e i personaggi raffigurati lasciano ben poco spazio alle suggestioni folcloristiche e ai miti del “popolo allegro e festante” fabbricati dalla propaganda turistica. Il taccuino di Anker, qui splendidamente riprodotto nell’elegante collana «Impronte bleniesi », si rivela dunque per quello che è: uno strumento di lavoro dell’artista, fatto ad uso prettamente privato, ma anche un mezzo grafico per «prendere possesso» del luogo.

Zitierweise:
Lucia Pedrini-Stanga: Recensione di: Simona Martinoli, Albert Anker in Ticino. Il taccuino di viaggio del 1883, Locarno, Armando Dadò, 2012. Zuerst erschienen in: Archivio Storico Ticinese, Vol. 154, pagine 156-157.

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Zuerst veröffentlicht in

Archivio Storico Ticinese, Vol. 154, pagine 156-157.

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