D. Albera: Au fil des générations

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Titel
Au fil des générations. Terre, pouvoir et parenté dans l’Europe alpine (XIVe-XXe siècles).


Autor(en)
Albera, Dionigi
Erschienen
Grenoble, 2011: Presses universitaires de Grenoble (PUG)
Anzahl Seiten
543 S.
Preis
URL
Rezensiert für infoclio.ch und H-Soz-Kult von:
Stefania Bianchi

Il saggio di Dionigi Albera è una lettura a tutto tondo dell’organizzazione dello spazio alpino in termini di comparazioni che vedono in atto differenziate strategie familiari, intese a conservare e preservare l’identità delle famiglie, nonché la proprietà e l’uso delle terre comuni nell’ambito di contesti storicopolitici di natura diversa, attraverso i secoli. Sebbene il dibattito storiografico abbia da tempo condotto a schematizzare realtà costruite sulla contrapposizione fra strutture parentali, ambiente, società e regimi istituzionali, lo studio di Albera, grazie all’agilità comparativa con cui l’autore rievoca e reinterpreta alcune fondamentali monografie che sono pietre di paragone per lo studio dei comportamenti domestici del vivace “laboratorio alpino”, propone una fresca lettura paradigmatica tesa ad esplorare la storia della famiglia e della parentela, focalizzando eventi di lungo o breve termine, tensioni fra micro e macrostoria.

Obiettivo dell’autore è di ravvivare il cantiere interdisciplinare, ripensando alla storia della famiglia al di là della stessa, attraverso ben 23 capitoli che trattano quattro grandi tematiche, che fanno il punto sul dibattito storiografico e la ricerca sul territorio, e insieme, partendo da un punto di vista “grandangolare”, guidano l’occhio su esemplificazioni peculiari. Le quattro puntuali riflessioni intorno alle quali si articola il testo sono tra loro osmotiche. La prima, dedicata allo stato della ricerca, ripercorre la storia e la storiografia della famiglia e della parentela in Europa, dai primi studi in materia al dibattito attuale (capp. I-III). La seconda rievoca l’avvento dei primi modelli d’antropologia alpina, mettendo in luce forza e fragilità degli stessi, e si conclude con l’identificazione di tre tipi ideali di rappresentazione delle dinamiche ereditarie successivamente prese in esame (capp. IV-VIII).

Una terza, e molto articolata sezione (capp. IX-XV), descrive, facendole precedere da una sintesi delle vicende storiche che hanno interessato ogni circoscritta area alpina citata, le tre tipologie di strutture familiari con le rispettive logiche di trasmissione dei beni sviluppatesi in ambiti politicoistituzionali e insieme geografici – anche se questo aspetto è il meno influente – del tutto specifici. Si tratta di tre “soluzioni”, già proposte dall’autore (Oltre la norma e la strategia: per una comparazione ragionata dell’organizzazione domestica alpina, “Histoire des Alpes”, 6, 2001, 117-132), che tornano in questa strutturata sintesi dedicata all’economia alpina, specchio di un’evoluzione che trae le sue radici dal Medioevo. Sono il modello Bauer, quello agnatizio e il modello borghese. Il Bauer, diffuso nelle Alpi orientali (Austria, Slovenia), dal punto di vista dell’organizzazione territoriale si incentra sulla fattoria come unità produttiva indivisa perché l’eredita spetta al solo primogenito maschio, secondo un rapporto di forze “piramidale” che implica la subordinazione degli altri membri all’interno del nucleo familiare, e sullo stretto legame con le strutture dello stato governante che favorisce il monopolio delle risorse collettive. Diversamente, la trasmissione di tipo agnatizio è prevalente nelle Alpi occidentali e nei versanti meridionali della catena, dove le integrazioni parentali sono fitte, l’eredità è divisa fra i figli maschi in modo egualitario mentre alle giovani di regola spetta una dote che non di rado – perlomeno alle nostre latitudini –, si avvicina, quando non coincide, al valore della potenziale quota ereditaria, perpetrando regole frutto, secondo l’autore, della penetrazione del diritto romano. E, infatti, sotto questo aspetto le procedure testamentarie, sempre mediate da un notaio, sono le stesse praticate in ambito urbano. Altra modalità di trasmissione, diffusa in alcune regioni delle Alpi centrali, e` quella di tipo borghese, che prevede la bilateralità in termini di diritti ereditari, e in termini di ruolo pubblico si traduce nella partecipazione all’esercizio dei diritti civili secondo rapporti di forza che tendono ad essere egualitari.

Una quarta, corposa parte (capp. XVIXXIII), e` dedicata alle Alpi francesi attraverso l’individuazione di elementi di continuità ed altri di cambiamento, in particolare nel Sud del paese dove, nel corso del XIX secolo, ad una tradizione agnatizia subentra l’attribuzione ereditaria alla primogenitura. Situazioni diverse ma non monolitiche che, a detta di Albera, rispondono più a dinamiche orizzontali nella gestione delle risorse che a logiche verticali della trasmissione delle stesse. Situazioni osmotiche che solo la microstoria e le microstorie possono esplorare, dimostrando che tra un modello e l’altro possono esservi delle contaminazioni considerato quanto, per l’arco alpino nella costruzione dell’identità`, a cominciare dalle piccole abitudini quotidiane, non sia trascurabile il ruolo giocato dell’emigrazione. I migranti, in qualità di attori, filtrano spesso novità e modelli di ogni genere. Ad esempio, pur nella tradizione della trasmissione agnatizia, per preservare il fuoco acceso, nella Svizzera italiana all’età dei baliaggi in numerosi testamenti, se la famiglia è plurilocale, il testatore stabilisce una sorta di eredità preferenziale per il figlio, non necessariamente il primogenito, che si impegna a tornare in patria per mantenere i diritti di vicinanza del casato. In seguito, frequentemente, i fratelli che invece hanno scelto di restare nella patria d’adozione cedono la loro quota per cui materialmente l’eredità resta ad un solo discendente.

Sta di fatto che è comunque lecito concordare con l’autore nella scelta degli aggettivi che profilano la comparazione praticata (cfr. Conclusione): riflessiva perché poggia sull’analisi di modelli; controllata perché ha quale circoscrizione il laboratorio alpino; contestuale perché considera i molteplici punti di vista quale strumento euristico nel quadro di un approccio comparativo; densa per i numerosi e precisi riferimenti a studi microanalitici in spazi temporali che vanno dal tardo Medioevo al XX secolo. Tutti questi aspetti fanno del saggio di Dionigi Albera una fonte imprescindibile per chi si occupa di proprietà`, parentela e alchimie fra popolazione e risorse, secondo un itinerario che induce il lettore a scoprirsi, per richiamare un’immagine cara all’autore, “viaggiatore immobile” fra le comunità alpine.

Citation:
Stefania Bianchi: Recensione di: Dionigi Albera: Au fil des générations. Terre, pouvoir et parenté dans l’Europe alpine (XIVe-XXe siècles), Grenoble, Presses universitaires de Grenoble, 2011. Prima pubblicazione in: Archivio Storico Ticinese, Vol. 151, pagine 168-169.

Redaktion
Veröffentlicht am
23.05.2013
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Die Rezension ist hervorgegangen aus der Kooperation mit infoclio.ch (Redaktionelle Betreuung: Eliane Kurmann und Philippe Rogger). http://www.infoclio.ch/
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