H. Zumstein: Les figures du glacier

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Titel
Les figures du glacier: histoire culturelle des neiges éternelles au XVIIIe siècle.


Autor(en)
Zumstein, Helène
Erschienen
Genève 2009: Presses d'Histoire Suisse
Anzahl Seiten
225 S.
Preis
URL
Rezensiert für infoclio.ch und H-Soz-Kult von:
Paola Pressenda

L’obiettivo del volume è dichiarato esplicitamente dalla stessa autrice Helène Zumstein: lo studio dei ghiacciai non entro la prospettiva, già ben esplorata dalle scienze della terra, e neppure in un’ottica entro la quale i ghiacciai sono presi in esame in quanto indicatori utili alla ricostruzione della storia del clima, ma uno studio prettamente storico, che individua il proprio oggetto nelle modalità e nelle forme attraverso cui si inizia a procedere alla descrizione delle «nevi perenni». Tale finalità, declinata nell’ambito del piú ampio filone di ricerche di storia culturale, ed in particolare entro la storia culturale delle catastrofi naturali, ben praticato negli ultimi anni soprattutto da storici e letterati svizzeri (François Walter, in primis, ma anche Raphaël Rabusseau e Claude Reichler), viene perseguita a partire dall’utilizzo di fonti di tipologia assai variegata: cosmografie, resoconti di viaggio, descrizioni di itinerari, testi scientifici, guide di viaggio, enciclopedie, fonti iconografiche e cartografiche. il proposito è quello di una lettura e di una interpretazione di tali dissimili fonti con il fine di mettere in luce le differenti modalità di rappresentazione – e le loro diverse connessioni e interferenze – attraverso cui gli uomini, a partire da angoli di osservazione che si ipotizzano disomogenei in ragione di appartenenze sociali e substrato culturale, hanno mediato ed espresso la loro percezione dei ghiacciai. l’indagine porterà l’autrice a constatare che quella supposta diversità di sguardi – ipotizzabile a priori – è solo in parte effettivamente riscontrabile: i testi pur nelle loro singole specificità sembrano restituire una modalità di osservazione omogeneamente corale, ricca di stereotipi e luoghi comuni, che evolvono con l’evolvere di una mutevole percezione dei ghiacciai.

Il corpus delle fonti selezionate – tutte edite e per la gran parte databili al xviii secolo con qualche anticipazione in epoca tardo Rinascimentale – copre quell’arco cronologico che ha inizio con le prime descrizioni realizzate nell’ambito dell’interesse per l’alta montagna maturato a seguito delle prime spedizioni verso quelli che erano stati sino ad allora loci terribili, significativamente rappresentati con un vacuum sulle carte geografiche, specchio di quel vacuum di conoscenza geografica che li caratterizzava (Marc Théodore Bourrit, Johann Gottfrried Ebel, Gottlieb Sigmund Gruner, Johann Jacob Scheuchzer, André Cesar Bordier, Hèlène-Maria Williams, Horace Bénédict de Saussure). Uno sguardo, dichiaratamente e inevitabilmente parziale, quale quello delle élites dei viaggiatori e non quello degli abitanti della montagna, le cui modalità di appropriazione e percezione dello spazio dei ghiacciai sono state differenti e sarebbero state ricostruibili solo a partire da fonti inedite di tutt’altra tipologia. la disamina delle fonti – la cui selezione prescinde il criterio dell’osservazione diretta, trattandosi tanto di testi o rappresentazioni iconografiche realizzati a seguito dell’esplorazione delle alte cime, tanto di elaborazioni a tavolino frutto di uno sguardo che dal fondovalle si indirizza, a distanza, verso le alte cime ghiacciate – non si traduce né in un mero ordinamento cronologico, né in un ordinamento che segue un criterio di tipo geografico (ancorché il riferimento geografico principale sia quello delle Alpi Svizzere, le fonti sono sondate in quanto aventi per oggetto i ghiacciai tout court e non i ghiacciai di uno specifico ambito territoriale), ma è organizzata, analizzata e discussa secondo una ripartizione tematica atta ad individuare le tre parti in cui è suddivisa l’opera: la scoperta dei ghiacciai, le diverse modalità della loro rappresentazione ed infine l’esplorazione e l’effettiva pratica dei medesimi.

Nella prima parte sono vagliati i primi tentativi di repertoriarizzazione del vocabolario glaciologico, a partire dalla ricerca del significato dei relativi termini nel corso del xvi-xviii secolo (attraverso un rapido excursus che accennando ad autori dell’antichità arriva a Sebastian Munster, Ulrich Campell, Johann Jacob Scheuchzer) sino all’analisi delle definizioni rintracciabili nei dizionari, pubblicati in lingua tedesca e francese soprattutto. la rassegna prosegue poi con la disamina dei primi esempi di descrizione delle «nevi perenni» entro l’ampio panorama delle opere elaborate nell’ambito delle ascese ed esplorazioni ai ghiacciai a seguito delle quali divenne sistematica la pratica di produrre da un lato le prime relazioni scientifiche vere e proprie – con trattati di stampo naturalistico, geologico e glaciologico – e dall’altro dettagliati resoconti di viaggio, maggiormente inclini alla descrizione realizzata attraverso l’uso della metafora – soprattutto di tipo architettonico – al fine di suggerire l’idea di una formazione naturalistica per la descrizione della quale il vocabolario scientifico aveva ancora da essere inventato e perfezionato. l’autrice applicando al paesaggio alpino, entro il quale vengono a far parte anche i ghiacciai, la nozione di paesaggio proposta da François Walter e Augustin Berque ovvero quella di «una dimensione entro cui soggettivo e oggettivo si incontrano», investiga una bibliografia che ben testimonia come a partire dal xviii secolo i resoconti delle élites di viaggiatori riservino un nuovo, esogeno ed inedito – sin a quel momento – sguardo verso alte montagne e ghiacciai, che si sostanzia essenzialmente nell’estetica del sublime.

Nella seconda parte Helène Zumstein si sofferma sulla fase della «fissazione a seguito della scoperta», ovvero sulle modalità attraverso cui avviene dapprima il processo di costruzione del sapere sui ghiacciai e in seguito la sua circolazione e, proposito tanto interessante quanto ambizioso, in che modo essa influenza e condiziona le visite dei viaggiatori. A tale scopo, al di là delle intenzioni dichiarate, l’indagine sulle rappresentazioni è di fatto condotta essenzialmente a partire da testi scritti – letti con uguale criterio tanto si tratti di opere di carattere scientifico (geologiche, glaciologiche, naturalistiche, ecc..) tanto si tratti di testi piú squisitamente letterari – e solo occasionalmente e incidentalmente attraverso l’analisi di fonti iconografiche e cartografiche. Tale sbilanciamento è certamente giustificabile in relazione al fatto che le fonti cartografiche – a diversità di quanto affermato – costituiscono solo occasionalmente e in ogni caso del tutto marginalmente un ausilio tanto per la preparazione dell’ascesa quanto per la conduzione delle ascese vere e proprie: i ghiacciai inizieranno ad essere descritti sotto forma testuale e solo in epoca successiva diverranno oggetto di una piú specifica rappresentazione cartografica e non solo piú simbolicamente evocati.

L’ultima parte del lavoro si sofferma sull’analisi di alcune «pratiche» osservate e descritte dai viaggiatori che frequentano i ghiacciai: da un lato le «pratiche quotidiane» di coloro che abitano gli spazi limitrofi alle masse ghiacciate e dall’altro le pratiche elaborate degli alpinisti concernenti scelte relative alle destinazioni delle ascese, con le connesse implicazioni legate al successo di alcune mete e al conseguente disinteresse verso altre località, lo svolgimento delle ascensioni secondo tecniche di scalata che vanno affermandosi e le considerazioni circa la capacità di previsione dei rischi.

Nel complesso l’organizzazione tematica data dall’autrice alla ricchissima rassegna bibliografica raccolta ed esaminata è risultata di un’eloquenza ed un interesse tale da indurci ad auspicare che ciascuno degli aspetti documentati nei singoli capitoli, possa costituire la base per ulteriori approfondimenti in altrettanti filoni di ricerca che si presuppongono assai fecondi.

Citation:
Paola Pressenda: Rezension zu: Helène Zumstein, Les figures du glacier: histoire culturelle des neiges éternelles au XVIIIe siècle, Genève, Presses d’Histoire Suisse, 2009. Zuerst erschienen in: Archivio Storico Ticinese, Nr. 147, 2010, S. 161-162.

Redaktion
Veröffentlicht am
17.10.2011
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Die Rezension ist hervorgegangen aus der Kooperation mit infoclio.ch (Redaktionelle Betreuung: Eliane Kurmann und Philippe Rogger). http://www.infoclio.ch/
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