M. Baranzini: Strategie famigliari nella Svizzera italiana

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Titel
Strategie famigliari nella Svizzera italiana 1400-2000.


Autor(en)
Baranzini, Mauro
Erschienen
Roma 2008: Edizioni di storia e letteratura
Anzahl Seiten
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Sandro Guzzi-Heeb, Histoire Moderne, Lausanne

L’opera di Mauro Baranzini rappresenta uno studio abbastanza particolare, e richiede una breve premessa. Economista di fama riconosciuta all’Università della Svizzera italiana, l’autore si è avventurato in un’ampia indagine in campo storico, che abbraccia sei secoli di vicende famigliari nella Svizzera italiana; ma allo stesso tempo ha affrontato una ricerca in qualche modo personale, pur organizzando lo studio attorno ad alcune questioni relative alla teoria economica. Al centro dei due volumi si colloca in effetti la sua famiglia – i Baranzini, immigrati da Angera, sul lago Maggiore, nel xix secolo – unitamente a due dinastie strettamente imparentate: i Bassi e i Nonnella, di Sant’Antonino. Uno studio all’incrocio fra economia politica, storia della famiglia e ricerca privata, dunque, che apre prospettive particolari e certamente stimolanti, ma pone anche qualche problema.

Quali sono le motivazioni di tale impresa? l’autore ci spiega di aver avuto «il privilegio di iniziare a fare ricerca e insegnare economia politica dapprima per lunghi anni al The Queen’s College dell’Università di Oxford (1971-1984), successivamente all’Università Cattolica di Milano (1984- 1990), all’Università di verona (1987-2000), e poi presso la Facoltà di scienze economiche dell’Università della Svizzera italiana a lugano sin dalla sua fondazione nel 1996. l’impostazione del suo insegnamento e della sua ricerca ha sempre fatto riferimento alle problematiche sociali, storiche e istituzionali che caratterizzano la società dei nostri tempi. la sua formazione ha un taglio storico-umanistico acquisito prima alla scuola cantonale di commercio di Bellinzona, presso l’Università di Friburgo e di Zurigo, e poi in seguito in altre sedi già menzionate; essa riflette i valori della profonda amicizia che l’ha legato a uomini di vasta cultura come Bruno Caizzi, Dino Jauch, Basilio Maria Biucchi...» (ii, 421).

Alla base, dunque, si colloca una concezione umanistica delle scienze economiche, intrinsecamente legate alle vicende storiche e alla cultura di una società. E al centro, dichiaratamente, un interesse teorico preciso, che possiamo riassumere – col rischio di semplificare un poco – con una formula semplice: quanto deve un individuo alla sua famiglia, ai suoi antenati? Quanta parte di ciò che un individuo raggiunge nella sua esistenza è legato all’eredità, in senso lato, e quanto è frutto dei suoi sforzi, del suo lavoro e delle proprie risorse? Una questione che ha un interesse economico evidente, soprattutto per chi, come Baranzini, ha a lungo riflettuto sui «meccanismi teorici e operativi attraverso i quali lo stato si pone l’obiettivo di trasferire reddito e patrimonio dalle classi piú ricche a quelle meno fortunate della società» (ii, 422).

Interrogazione non nuova, come Baranzini mostra, visto che è da anni al centro di un dibattito fra economisti, che a partire da lawrence Kotlikoff e larry Summers (1981) ha messo in evidenza l’impatto delle risorse trasmesse fra le generazioni sulla comprensione dell’evoluzione delle variabili economiche piú importanti, ma all’interno del quale le posizioni restano alquanto controverse. «È partendo da queste premesse – ci spiega ancora l’autore – che la scoperta nell’archivio di famiglia di una preziosa serie di documenti ha fatto maturare l’idea di congiungere la teoria economica e sociologica con la storiografia di tre “lignaggi” o “linee di discendenza” ticinesi, due agricole e una d’origine proletaria e operaia» (ii, 423). l’analisi del caso bellinzonese, con le tre “microstorie” (sul termine dovremo ritornare) poste al centro dell’opera, costituisce dunque la ricerca empirica attraverso la quale l’autore raccoglie gli elementi concreti per rispondere alla questione teorica di base.

Il primo, già sostanzioso volume espone il quadro teorico della ricerca, che permette di situare e di analizzare il materiale storico. in esso Baranzini, in parte in collaborazione con Michele Mazzoleni, discute dettagliatamente le posizioni emerse nel dibattito economico, le questioni metodologiche, ma analizza pure il quadro economico e istituzionale della regione interessata, ad esempio con un ampio capitolo sulla tradizione giuridica della Svizzera italiana fra il Quattrocento e il xxi secolo. Riservando naturalmente un’attenzione particolare alle norme di successione applicate nella regione cosí come alle loro trasformazioni.

Nel secondo ponderoso volume, l’autore sviluppa lungamente le tre “microstorie” – che piú propriamente andrebbero definite “studi di casi” (case studies) – corredate alla fine da un ricco apparato documentario e da un corposo supplemento iconografico. Al centro dell’interesse, ancora una volta, si situano i meccanismi e le strategie di trasmissione del patrimonio, del sapere, o del capitale umano all’interno delle famiglie. la ricerca si concentra in particolare sugli aspetti messi in evidenza dagli studi piú recenti: cosa si trasmette esattamente da una generazione all’altra? Su quale tipo di capitale umano o economico possono basarsi gli emigranti? Come si adattano le famiglie alle profonde trasformazioni della società? Qual è l’impatto del matrimonio sulla mobilità sociale ed economica? … (ii, 423)

Teatro delle vicende descritte è, come accennato, il comune di Sant’Antonino: ma nell’Ottocento e nel Novecento, le storie famigliari assumono una dimensione globale, soprattutto attraverso le avvincenti e a volte toccanti vicende degli emigrati. Soprattutto uomini, partiti in cerca di fortuna in California, e spesso confrontati con i propri limiti, oltre che con le difficoltà oggettive del loro ambiente. Destini a volte tragici, lacerati fra desiderio di una vita migliore e la struggente nostalgia dei famigliari, degli amici, del paese di origine. Ma anche i destini delle donne trovano nello studio un posto importante. vicende personali, con dettagli a volte quasi intimi, sui quali l’autore getta uno sguardo interessato, partecipe, ma senza immergervisi fino in fondo. in tal modo vengono alla luce innumerevoli aspetti della storia della regione e della Svizzera italiana in generale, che Baranzini imbastisce in interessanti riflessioni sui ruoli delle famiglie, contadine e operaie, sulle strategie piú o meno efficaci di adattamento a condizioni storiche sempre in evoluzione. Strategie piú dinamiche ed efficienti nelle famiglie operaie, piú conservatrici in quelle contadine, a lungo attaccate alla proprietà terriera seppure in un contesto di crisi generale dell’agricoltura locale e di scarsa redditività della piccola azienda contadina.

In complesso si tratta di un’opera originale e interessante nel suo tentativo di conciliare questioni teoriche dell’economia politica, storia della famiglia e storia locale. la tesi di fondo, sull’importanza cruciale della famiglia e della successione, anche nel contesto delle società industriali e contemporanee, è senz’altro condivisibile, anche se il passaggio da un contesto agricolo a uno industriale e terziario, la trasformazione delle condizioni quadro e delle reti sociali avrebbero probabilmente dovuto essere analizzati con maggiore attenzione. Colpisce comunque la ricchezza dei riferimenti, l’ampia cultura umanistica dell’autore, la sua competenza nel descrivere le evoluzioni storiche piú importanti.

Proprio dal punto di vista storico vanno tuttavia anche rilevati vari problemi sollevati dal libro. il primo, come accennato, riguarda l’uso del concetto di “microstoria”. in realtà, anche se Baranzini si addentra a fondo in storie famigliari e locali, le sue non sono microstorie – nel senso della corrente storiografica affermatasi a partire dagli anni Settanta del secolo scorso –, ma studi di casi concreti, volti a confermare o falsificare una tesi prestabilita, fabbricata al di fuori del campo di indagine. Questo procedimento si situa all’opposto della microstoria, che cerca piuttosto, attraverso una riduzione della scala di osservazione, ciò che le grandi teorie non prevedono: il sorprendente, l’imprevisto, ciò che non è osservabile ad una scala di osservazione piú alta. Non è solo una sottigliezza storiografica, poiché le storie famigliari studiate dicono molto di piú di quanto la teoria prevede, e l’autore appare spesso un po’ in difficoltà nel gestire la quantità di informazioni e di spunti che le sue fonti propongono. la riduzione al quadro teorico prestabilito sembra cosí a volte costituire una forzatura, che non rende conto della ricchezza delle dinamiche sociali che affiorano dal libro.

Mi sembra che in questa prospettiva si debba rilevare una certa ambiguità dell’autore nell’impostazione dello studio: in realtà si ha l’impressione che l’interesse originario di Baranzini sia stato in buona parte un interesse privato, dedicato alla storia della sua famiglia, e che solo a posteriori l’economista abbia cercato di inquadrare tale indagine privata in un quadro teorico certamente rilevante, senza tuttavia riuscire a dare coerenza a tutta l’opera. Cosí i due volumi restano un po’ spuri, a cavallo fra indagine economica, archeologia famigliare, genealogia, storia locale, storia istituzionale e pubblicazione di fonti. Ed è probabilmente tale carattere spurio l’origine di non poche pesantezze e ripetizioni, che rendono l’opera un po’ inorganica e in parte ridondante.

Un altro problema riguarda la definizione di famiglia, di lignaggio o linea di discendenza: l’autore si basa su un’impostazione un po’ datata, che prende le mosse da una concezione ristretta e patrilineare della dinastia, e non considera sufficientemente i problemi complessi posti dai rapporti di parentela piú estesa, ampiamente sottolineati negli ultimi decenni da vari storici. Fra le tre dinastie studiate, Baranzini, Bassi e Nonnella, esistono verosimilmente innumerevoli rapporti di alleanza e parentela, ma essi non sono sistematicamente presi in considerazione dall’autore. Sappiamo però che la successione e la trasmissione di capitale umano non possono piú essere considerate unicamente nel quadro limitato della famiglia “nucleare”, ristretta, ma che vanno adeguatamente considerati i cruciali rapporti, le collaborazioni, gli scambi che si creano ed evolvono all’interno di gruppi parentali piú ampi. Tale approccio appare importante anche per relativizzare l’accento maschile nelle storie famigliari, mostrando maggiormente il ruolo a volte cruciale delle donne, ad esempio nella gestione dei rapporti parentali e delle reti sociali in generale. l’analisi di tali rapporti parentali e della loro evoluzione avrebbe potuto essere una chiave interessante per leggere i cambiamenti profondi che investono la famiglia e la parentela nel xix e nel xx secolo, e che nel libro sono affrontati in modo un po’ rapido: vari studi recenti, soprattutto il libro dello storico americano David W. Sabean, Kinship in Neckarhausen (1998), suggeriscono che proprio la riorganizzazione e l’intensificazione dei rapporti parentali abbiano costituito un importante strumento per affrontare le grandi trasformazioni economiche e sociali legate all’economia di mercato, all’industrializzazione e alla diversificazione economica.

In complesso, lo studio di Mauro Baranzini rappresenta un’opera ricca e originale, che fornisce innumerevoli spunti di riflessione e di ricerca, sia dal punto di vista dell’economia politica che della storia economica e sociale, e propone interessanti sguardi sull’evoluzione a lungo termine delle famiglie della Svizzera italiana. Nel contempo, l’opera avrebbe guadagnato parecchio se la sua impostazione fosse stata meno rigida e allo stesso tempo piú chiara. Piú trasparente, in particolare, sugli interessi personali e famigliari dell’autore, che si manifestano in numerosi dettagli biografici, il cui interesse piú generale non risulta sempre evidente. Attraverso un’impostazione teorica meno rigida, sarebbe stato probabilmente possibile meglio integrare la complessità degli sviluppi propriamente storici, le vicende e le scelte individuali delle persone, analizzando piú precisamente i rapporti diversi che nelle varie epoche si instaurano fra donne, uomini e le loro famiglie o parentele. Anche una maggiore attenzione ai rapporti parentali avrebbe contribuito ad arricchire la riflessione.

Citation:
Sandro Guzzi-Heeb: Rezension zu: Mauro Baranzini, Strategie famigliari nella Svizzera italiana 1400-2000, Roma, Edizioni di storia e letteratura, 2008. Zuerst erschienen in: Archivio Storico Ticinese, Nr. 147, 2010, S. 159-161.

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Veröffentlicht am
17.10.2011
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Die Rezension ist hervorgegangen aus der Kooperation mit infoclio.ch (Redaktionelle Betreuung: Eliane Kurmann und Philippe Rogger). http://www.infoclio.ch/
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